Perché leggere i classici?

Mi segno le risposte di Calvino che di solito ricerco in rete...:
  • I classici sono quei libri di cui si sente dire di solito: «Sto rileggendo...» e mai «Sto leggendo...».
  • Si dicono classici quei libri che costituiscono una ricchezza per chi li ha letti e amati; ma costituiscono una ricchezza non minore per chi si riserba la fortuna di leggerli per la prima volta nelle condizioni migliori per gustarli.
  • I classici sono libri che esercitano un'influenza particolare sia quando s'impongono come indimenticabili, sia quando si nascondono nelle pieghe della memoria mimetizzandosi da inconscio collettivo o individuale.
  • D'un classico ogni rilettura è una lettura di scoperta come la prima.
  • D'un classico ogni prima lettura è in realtà una rilettura.
  • Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire.
  • I classici sono quei libri che ci arrivano portando su di sé la traccia delle letture che hanno preceduto la nostra e dietro di sé la traccia che hanno lasciato nella cultura o nelle culture che hanno attraversato (o più semplicemente nel linguaggio o nel costume).
  • Un classico è un'opera che provoca incessantemente un pulviscolo di discorsi critici su di sé, ma continuamente se li scrolla di dosso.
  • I classici sono libri che quanto più si crede di conoscerli per sentito dire, tanto più quando si leggono davvero si trovano nuovi, inaspettati, inediti.
  • Chiamasi classico un libro che si configura come equivalente dell'universo, al pari degli antichi talismani.
  • Il «tuo» classico è quello che non può esserti indifferente e che ti serve per definire te stesso in rapporto e magari in contrasto con lui.
  • Un classico è un libro che viene prima di altri classici; ma chi ha letto prima gli altri e poi legge quello, riconosce subito il suo posto nella genealogia.
  • È classico ciò che tende a relegare l'attualità al rango di rumore di fondo, ma nello stesso tempo di questo rumore di fondo non può fare a meno.
  • È classico ciò che persiste come rumore di fondo anche là dove l'attualità più incompatibile fa da padrona.
[Italo Calvino, Perché leggere i classici, Mondadori, Milano, 1995 — anche Italiani, vi esorto ai classici, in L'espresso, 28 giugno 1981, pp. 58-68.]

(Fonte: Wikiquote)

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